Percorsi di volontariato: Eleonora vorrebbe aiutare i tanti ragazzi che si sentono soli
Eleonora U., una dei 500 giovani Generatori di buone pratiche, pensa che organizzare dei gruppi di sostegno nelle scuole potrebbe aiutare quei ragazzi che si sentono soli e sono vittime di bullismo.
Ai giorni nostri tantissimi problemi presenti nella società, quali la povertà, il bisogno di assistenza agli anziani, ai senzatetto, e coloro con altri problemi che vogliono restare anonimi, trovano spesso delle risposte nel volontariato, definibile come un’attività di aiuto gratuito che si può svolgere singolarmente o con un gruppo (associazione). Essere volontario significa mettere il proprio tempo e le proprie energie al servizio degli altri, senza alcun obbligo e senza desiderare nulla in cambio. Tra le caratteristiche principali del volontariato vi è il fatto che esso non debba essere necessariamente qualcosa di faticoso, ma un’attività di bontà che occupa poco tempo ma che vale tanto. Personalmente non ho mai svolto un’attività di volontariato ma ho più volte pensato a dei problemi, anche vissuti da me stessa, che con quest’ultimo si sarebbero potuti risolvere e a cui ora, grazie alle conoscenze acquisite col progetto OPES, potrei riflettere di più. Il problema che io affronterei utilizzando come mezzo il volontariato è quello che colpisce tantissimi ragazzi di giovane età, che frequentano ancora le scuole medie o superiori, dove essi si sentono soli al mondo e che in alcuni casi sfociano nella depressione. Dalla mia esperienza personale, se ci fosse stato, avrei voluto che ci fosse non solo lo psicologo nella scuola ma anche una sorta di gruppo con cui fare una “terapia di gruppo” con gli studenti di qualsiasi classe. La presenza sola dello psicologo, per quanto buon intenzionata, in certi casi può causare delle degenerazioni della situazione, poiché vi può essere il rischio di bullismo da parte di certi compagni. Invece questo gruppo, che si potrebbe riunire sia in orario scolastico sia extra, sarebbe secondo me un modo per non sentirsi soli (si potrebbero creare delle amicizie) e dove l’aiutare solo per il piacere di farlo aiuterebbe anche la persona stessa. Indipendentemente dalla presenza di questi gruppi, ritengo opportuno che il tema del volontariato venisse trattato più seriamente nelle scuole, e non solo attraverso temi o compiti a casa da parte degli insegnanti, o attraverso progetti di alternanza di scuola-lavoro a cui molti sono disinteressati. Affermo ciò poiché a mio parere questi argomenti stimolano al dialogo, alla riflessione e all’empatia, che sono alla base di una società futura che con i giovani di oggi sarebbe migliore.