Percorsi di volontariato: Gabriel racconta le sue esperienze alla Caritas e in chiesa
Gabriel P., uno dei 500 Generarori di buone pratiche, racconta le esperienze di volontariato svolte in passato, esperienze che gli hanno cambiato la vita.
La mia esperienza di volontariato, seppur poco approfondita, è molto profonda e sincera, sia a livello personale che umano. Grazie alla gente che ho conosciuto negli anni, ho fatto esperienze che possono cambiare radicalmente il pensiero di una persona quali per esempio il volontariato alla Caritas, invitato, insieme alla mia classe, dal professore di religione. Una giornata che cambiò le nostre menti, in quel momento molto infantili sulla questione della povertà a Roma, aiutando i volontari a pulire i vassoi dei bisognosi, preparando i loro pasti, rendendo servizio direttamente al tavolo. Un’altra esperienza che sarà sempre impressa nella mia mente è dare servizio come catechista per la chiesa di San Leone di Pigneto. Il dare tutto se stessi a dei bambini e ragazzi più piccoli non solo ti fa capire il peso delle parole che dai quando racconti e descrivi qualcosa, ma ti dà un senso di responsabilità. Vedendoti come una persona, essendo di età più grande, con più esperienza, il ragazzo o il bambino (il soggetto con il carattere più “malleabile”) che ti ascolta, la maggior parte delle volte, ti vedrà come un fratello maggiore, una persona di cui ci si può fidare. Questo secondo me è il compito del catechista, dare tutto se stesso al fine di guidare per la retta via, con dei principi giusti. Non c’è niente di più soddisfacente che farsi vedere dai più piccoli come il loro fratello maggiore, perché ciò porterà loro ad aprirsi e a chiedere, fare domande, anche molto pesanti. Una volta, un ragazzo di quella chiesa di 14 anni mi chiese una sigaretta, io ci rimasi di stucco nel sentire le sue parole, ammetto che anche io fumo, ma ho fatto il più possibile per non farmi vedere dai più piccoli della mia età, essendo un brutto esempio da non seguire. Successivamente, gli risposi sincero, che non voglio avere la responsabilità di questa faccenda, e gli consigliai di non iniziare a fumare, approfondendo sui rischi che comportava. Lui comprese le mie sincere parole e non mi chiese più la sigaretta, ciò confortò il mio cuore, in quel momento a mille, perché ero consapevole che se avessi sbagliato qualcosa non avrei avuto il risultato tanto sperato, ora non so se ha iniziato a fumare o meno, non vedendolo da tanto, un po’ per la quarantena, un po’ perché in quella chiesa sono stato assente, ma io spero che ciò non accada. Io, come dissi prima, non ho molta esperienza in volontariato, ma queste storie che vi ho raccontato hanno formato me e la mia personalità. Spero che il testo sia stato di vostro gradimento.