Percorsi di volontariato: il volontariato che vorrebbe Michele
Michele S., uno dei 500 ragazzi che hanno portato a termine il Progetto Generatori, racconta le sue idee di volontariato in questo periodo di emergenza.
Attraverso il corso di formazione ho scoperto cose che non avrei mai immaginato. Noi giovani, quando all’interno di una conversazione appare l’argomento “volontariato”, cambiamo argomento e forse lo facciamo per ignoranza o scarso interesse. È vero che a scuola non si discute mai di questo argomento e penso che sarebbe giusto, anzi necessario che venga implementato lo studio di questo settore nel percorso di ogni ragazzo. Giustifichiamo la nostra indifferenza dicendo “sono molto impegnato, vabbé tanto c’è sicuramente qualcuno che lo fa al posto mio”…questo è sbagliato.
Grazie a questo corso online so cosa vuol dire essere nel settore del volontariato, ed ho visto le prove di quanto questo compartimento sia in crescita e di quanto esso abbia bisogno di braccia in più. Le possibilità di dare una mano spaziano dal miglioramento del contesto sportivo, all’assistenza nelle case di riposo o negli ospedali, dal recupero e dalla riabilitazione di animali abbandonati, alla valorizzazione del patrimonio culturale della propria città. Per aiutare qualcuno, per fargli tornare il sorriso, basterebbe fare un giro negli ospedali, chiacchierare con qualche malato, farsi raccontare la propria giornata. Ho riscontrato l’esistenza di un percorso di volontariato nel quale non necessità uscire di casa perché consiste nel CHIAMARE una persona e tenerle compagnia. Se ognuno di noi dedicasse 10 minuti in meno ai social network, e 10 minuti in più alle persone, il mondo sarebbe un posto migliore. Molti genitori hanno perso i propri figli, alcuni figli hanno perso i propri genitori, uomini e donne hanno perso amici e familiari e come se non bastasse numerosi lavoratori ora sono disoccupati. Adesso dobbiamo dimostrare la nostra solidarietà, di avere una coscienza e di non voler solamente sopravvivere.
Durante la quarantena ho pensato “in che modo potremmo aiutarci l’un l’altro senza uscire di casa, rispettando le norme sanitarie?”
I market e le banche si sono organizzati e ora utilizzano termometri, mascherine, guanti e possono lavorare, allora stavo pensando: perché non utilizzare quelle aree ormai inutilizzate come banalmente i parcheggi dei cinema, ormai chiusi, o dei luna-park per creare dei piccoli magazzini che verrebbero riempiti dai volontari? Questo lo possono fare anche i ragazzi, ciò che devono fare è girare per le città della propria regione, e chiedere a tutti di aiutare. Un solo pacco di pasta, o un solo pacco di biscotti aiuterebbe. Grazie all’impegno di poche persone si potrebbero distribuire beni di prima necessità a coloro che non possono permetterseli o che non hanno la possibilità di uscire di casa. Per concludere voglio consigliare a tutti di documentarsi a tal proposito, questo corso formativo mi ha aperto gli occhi e mi ha stimolato, ora più di prima, sono disponibile a prendere parte a questo grande progetto.