Percorsi di volontariato: Paola Elisa vuole aiutare le persone a riprendersi dopo il lockdown
Paola Elisa C. è una dei 500 giovani che hanno portato a termine la FAD prevista da generatori e adesso vorrebbe aiutare le persone a riprendersi dopo il lockdown e le autorità a controllare che non si creino assembramenti.
Durante questo periodo complicato e insolito che le persone di tutto il mondo sono costrette a vivere, e che nessuno, purtroppo, si sarebbe aspettato di dover affrontare diventa necessario, a parer mio, dare un piccolo contributo, ma di grande importanza, alla comunità dei cittadini del nostro paese. La mia idea di volontariato, ora che siamo nel bel mezzo della ripresa da questa pandemia, o meglio dire nel bel mezzo della fase tre, consiste nel diventare dei piccoli controllori di quei luoghi in cui sarebbe più probabile trovare degli assembramenti, vietati per l’alto rischio di contagio, o dei comportamenti scorretti non previsti dalle norme per evitare la diffusione del virus. Tutti noi, in questo momento, stiamo sperando di poter tornare a vivere la normalità il prima possibile, ma credo e spero che tutti abbiano capito che, per un periodo di tempo non di certo breve, questo non sarà possibile. Per questo motivo ho pensato di provare a proporre la formazione di un associazione di ragazzi e adulti volontari, che si propongano di far evitare nei luoghi pubblici la formazione di assembramenti, e, nel caso in cui dovesse accadere, di invitare i cittadini a seguire i comportamenti e le norme indicate dalle autorità sanitarie.
Ovviamente, quello di cui sto parlando necessita di una grande forza di volontà, essendo un compito non facile da svolgere, di un comportamento serio, e della coscienza dell’importanza del contributo che ci siamo proposti di prestare ai cittadini. Infatti, l’atteggiamento dei volontari che parteciperebbero all’iniziativa comprende una notevole capacità di dialogo, nell’affrontare eventuali situazioni in cui il nostro invito a comportarsi nel modo adeguato potrebbe essere interpretato come una deliberata imposizione; oppure ancora nel caso in cui l’attività di volontariato potrebbe non essere considerata con la giusta importanza, così che gli inviti a non avere degli atteggiamenti scorretti potrebbero essere visti e interpretati con superficialità.
Dopo aver specificato questo, potremmo integrare la nostra attività di volontariato rivolgendoci a tutti coloro che mostrano delle difficoltà nello svolgere le attività giornaliere di prima necessità, come per esempio recarsi in un supermercato, l’acquisto di medicinali, il ritiro di documenti o ricette mediche etc. Queste attività, per un certo numero di persone, potrebbero risultare difficili da svolgere nel rispetto delle norme di comportamento vigenti. Per tale motivo, potremmo proporci per svolgere per loro queste attività che, se effettuate da determinate persone (come gli anziani) comporterebbero un forte disagio in quanto i protocolli vigenti prevedono per esempio, ingressi limitati a un ristretto numero di persone, per cui i tempi di attesa nelle file risulterebbero per loro eccessivamente lunghi.
Per dar luogo a questa idea, spero di trovare numerose adesioni, perché penso che, nel caso in cui si realizzasse, potrebbe portare risultati importanti.